Il nome di questo punto d'immersione deriva da una leggenda. Intorno al 1400 un eremita, chissà come chissà perché, decise di trasferire armi e bagagli - pochi si pensa - in una insenatura piccolissima e quasi invisibile agli occhi del mondo sita a poca distanza da Punta della Chiappa. Il fondale antistante la grotta, poi, è stupendo. Pochi metri d'acqua, ideali per quanti vogliono praticare qualche escursione in apnea, ci separano da una franata lunga qualche centinaio di metri nei cui anfratti ci è data l'occasione per qualsiasi incontro. Scendiamo a ridosso della punta su un fondale di 15 metri circa. Proseguiamo la discesa in direzione della punta. Questa si presenta con un salto verticale che scende a picco su circa 38 metri. Il coralligeno che costituisce le rocce di profondità è molto ricco di corallo. Il popolamento che caratterizza questa porzione di monte è proprio rappresentato da questo celenterato assai diffuso lungo tutto il promontorio ma che su questa punta sembra aver trovato un ambiente particolarmente favorevole. Assenti le gorgonie, assenti anche le grandi alghe. Ovunque è corallo. Ogni più piccolo buco, ogni crena, ogni spazio che può essere favorevole per la sua crescita ne è riempito totalmente. Ai piedi della parete se vogliamo ancora guadagnare qualche metro di profondità, possiamo scendere lungo la distesa fangosa che si apre verso il mare aperto. Qua e là, senza ordine preciso, troviamo ancora piccoli massi e qualche salto di scarso rilievo disposto in senso parallelo allo andamento della riva. I cormi di corallo diventano di dimensioni discrete. Attenzione, però, alla profondità. L'ambiente è molto impegnativo. Non sono concessi errori. Affrontiamo questa discesa solo se siamo psicologicamente in perfetta forma. Nulla e nessuno possono valere tanto da metterci in condizioni di rischio. Se poi invece di proseguire verso il fondo giriamo a ponente, troviamo un altro salto. Simile al primo e forse più spettacolare nella sua forma. Questo lato è assai poco illuminato. Questo tratto di costa è caratterizzato dalla possibilità d'incontro con ricciole e lecce. Questi grandi pesci pelagici amano le punte più esposte, ma anche alla base di queste cadute, a 30 - 40 metri potremo avvicinarli mentre, pigri, girellano instancabli nuotatori. Non esiste emozione più forte. Non sono diffidenti. Nei mesi più caldi potremo incontrare qualche pesce luna. Risaliamo verso il punto di partenza, a bassa profondità a 10 metri circa troveremo branchi di castagnole, boghe, occhiate, e piccole colonie di Eunicelle. Tutto ciò ci aiuterà a trascorrere i minuti di decompressione che ancora ci separano dal rientro. |